Il pensiero computazionale

o del pensiero logico

Vincenzo ROMEO

La suprema bellezza della matematica

La matematica, vista nella giusta luce, possiede non soltanto verità ma anche suprema bellezza – una bellezza fredda e austera, come quella della scultura ... senza gli splendidi ornamenti della pittura o della musica, ma sublimemente pura, e capace di una perfezione  come solo la grande arte può mostrare. La vera gioia, l’esaltazione, la sensazione di essere più che un uomo ... si trova in matematica come sicuramente anche in poesia (Bertrand Russell)

Anche per un umanista la matematica è bellezza. Perché?

Forse perché la matematica cerca razionalmente ciò che la poesia spera di trovare in modo irrazionale. O forse perché lo studio dei codici e dei linguaggi ci accomuna.

Ogni linguaggio porta con sé regole che ci permettono di strutturare e destrutturare ciò che ci sta intorno.

Ebbene noi trascorriamo la nostra esistenza in queste strutture nella speranza di avanzare nella conoscenza delle cose o per risolvere problemi di ordine pratico che la vita continuamente ci pone. Per questa ragione ci affidiamo al pensiero logico, procedurale o computazionale che dir si voglia.

Pertanto al fine di risolvere un problema, da millenni, costruiamo algoritmi.

Un algoritmo si può definire come un procedimento che consente di ottenere un risultato eseguendo, in un determinato ordine, un insieme di passi semplici corrispondenti ad azioni scelte solitamente da un insieme finito (G. Valentini - UNIMI)

Computare, ciò che fanno i computer, presuppone il conteggio, il calcolo e, appunto, un algoritmo.

Un problema si dice computabile se esiste un algoritmo che lo risolve, ma non tutti i problemi sono computabili, così come vi sono algoritmi più veloci ed efficaci di altri.

“Se è vero che un problema non si capisce a fondo finché non lo si deve insegnare a qualcun altro, a maggior ragione nulla è compreso in modo più approfondito di ciò che si deve insegnare a una macchina, ovvero di ciò che va espresso tramite un algoritmo.” (D. Knuth)

C’è un rischio oggettivo di esposizione massiva alle immagini. I giovani ormai trascorrono parte del loro tempo davanti a un monitor e questo sollecita soprattutto il pensiero sintetico (percezione e intuizione) e meno quello analitico (ragionamento). Il dovere della scuola deve essere quello di sollecitare il pensiero analitico perché stimola la capacità di comprendere un problema mediante l’analisi. Noi dobbiamo insegnare ai ragazzi a scomporre in piccole parti il problema, chiarendo gli eventuali rapporti di causa-effetto. Sollecitare il pensiero analitico costringe i ragazzi a evidenziare il flusso logico dell’argomentazione per evitare contraddizioni e per affermare con forza le scelte fatte.

Bene! Allora avremo bisogno, pur continuando ad usare l’Information Technology, anche della Computer Science per riappropriarci del pensiero logico.

Perché ha un valore trasversale

Perché bisogna aumentare le conoscenze scientifiche e tecnologiche

Perché permette di stimolare la creatività

Perché ci permette di esplorare nuovi modelli di lavoro


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Risorse web

- Educazione al problem solving e al computational thinking (di Pierfrancesco Ravotto - AICA)

- Computational thinking (di Marco Manna - UNICAL)

Il pensiero computazionale
  1. La suprema bellezza della matematica
  2. E' questione di logica
  3. Algoritmi e computazione
  4. Una generazione a rischio
  5. Competenza digitale e Computer science
  6. Perché il computational thinking a scuola?
  7. Perché il computational thinking a scuola?
  8. Perché il computational thinking a scuola?
  9. Perché il computational thinking a scuola?
  10. Grazie dell'attenzione